Intervista effettuata da Giuseppe Interlandi
1) Qual è la funzione del centro interculturale in una città come Catania così importante e particolare nell’ambito del Meridione?
Il centro interculturale “Casa dei Popoli” funge da solido ponte tra il mondo immigrato e la città affermando l’importanza di identità linguistiche e culture altre. Proprio per questo motivo sono attivi, presso il nostro centro, corsi per l’apprendimento di altre lingue oltre che dell’italiano.
2) Stranieri di quale nazionalità frequentano il centro?
Sono presenti persone di circa una settantina di nazionalità! Sono molto più numerosi, tuttavia, mauriziani e singalesi. Vi sono anche cinesi, bulgari e rumeni.
3) Quali sono i vostri rapporti con gli enti e le istituzioni?
Noi lavoriamo per accordi di rete ed abbiamo avuto sempre rapporti con ambasciate, consolati, questure, prefetture e godiamo della presenza di responsabili per la tutela sociale del CIR (Centro Italiano Rifugiati). Ci occupiamo dei migranti per necessità anche tramite le nostre tra case d’accoglienza. Mi sento in dovere di affermare, inoltre, che proprio la nostra visibilità istituzionale ha consentito un aumento della frequenza ai corsi di lingua ed una crescita della motivazione da parte degli immigrati, i quali vivono il centro anche come luogo di una socializzazione che fuori non è sempre possibile per le esigenze poste dai vincoli lavorativi e dalle abitudini di vita in genere.
I nostri corsi di lingua italiana hanno dei livelli pre-intermedi, intermedi ed avanzati. Lavoriamo spesso con parlanti ascrivibili ai livelli A1 e A2 del framework del Consiglio d’Europa. Stiamo cercando di avere la possibilità di attivare dei corsi CILS e di proporci come preparatori. Attuare la certificazione CILS anche a Catania sarebbe interessante anche per dare agli immigrati un motivo in più per frequentare i corsi evitando, in questa maniera, l’assenteismo.
5) In che cosa consiste, solitamente, una vostra lezione di Italiano L2 e quali sono le difficoltà che incontrate?
Proponiamo, di solito, una lezione monografica su determinati aspetti della lingua e su particolari usi delle capacità comunicative. Siano convinti che le insegnanti di lingua straniera siano più adatte all’insegnamento della lingua seconda. Abbiamo riscontrato maggiori difficoltà con parlanti arabi e cinesi anche se questi ultimi hanno un’enorme capacità d’apprendimento. Difficoltà ancora maggiori hanno i parlanti singalesi. In generale, però, notiamo che tutti gli stranieri sono più portati allo studio delle lingue.
6) Il vostro centro gode della presenza di mediatori culturali?
Certamente. Operano presso il nostro centro in maniera regolare mediatori francesi, arabi e cinesi anche se lavorano con noi mediatori di altre lingue a seconda delle necessità.
7) Ricevete richieste da stranieri senza permesso di soggiorno?
Ogni tanto si presenta qualche straniero con permesso turistico, ma già da un po’ di tempo l’utenza è certamente cambiata dato che ospitiamo anche dottorandi o laureandi stranieri che ci invia la Scuola di Eccellenza.
8) In questo centro realizzate corsi di altre lingue. Quanto è importante salvaguardare le lingue d’origine?
Il bilinguismo è il fondamento di un percorso comune che porti alla convivenza pacifica tra i popoli. È assurdo essere ciechi di fronte ai patrimoni linguistici e culturali che gli altri ci donano.
9) Che rapporto avete con la politica?
Il nostro centro è comunale e quindi legato ai ritmi della vita amministrativa, ma ciò non significa dipendenza assoluta. Il centro interculturale lavora sempre e comunque a prescindere dai cambiamenti. Il nostro centro, d’altronde, è sicuramente nato dal basso, dalle associazioni e da una comune volontà che ha portato, nell’anno 1994, all’apertura, mentre era assessore proprio il professor Di Grado. Mi sento di affermare che l’educazione va oltre la norma e la politica.
10) Avete mai riscontrato, a Catania, problemi di odio dovuto alle differenze razziali?
Non abbiamo avuto problemi di questo genere in quanto il numero degli stranieri è ancora esiguo se confrontato con le cifre riguardanti il nord dove, a volte, si attuano politiche errate. Ovviamente i modelli assimilatori non pagano. Noi invece proponiamo l’incontro dei colori, il meticciamento, salvaguardando il diritto alla cittadinanza delle seconde generazioni e con i progetti che puntano sempre all’incontro tra le differenze, come quelli realizzati presso la scuola “Campanella-Sturzo” di Librino o come quando abbiamo preso parte, grazie all’invito del preside Iachello, alla cena di inaugurazione dell’anno accademico presso la facoltà di Lettere e Filosofia.
11) Ho certamente appreso che siete un centro interculturale evidentemente all’avanguardia ed in linea con le indicazioni degli studiosi di tutta Italia. Si può ancora parlare di integrazione?
Il termine integrazione è certamente improprio perché è sentito dagli autoctoni come un processo che riguarda solo gli immigrati e rappresenta l’arrestamento di qualsiasi progetto che guardi seriamente alla comunanza dei popoli.
Giuseppe Interlandi
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