In un articolo intitolato Ecco la scuola più bella del mondo (di F. Tinelli) pubblicato sul settimanale OGGI (n° 40 del 30/09/2009) si parla della scuola finlandese come la scuola più bella del mondo, argomento al quale mi sono già accostata tempo fa grazie a una trasmissione televisiva che metteva a confronto l'arretratezza della scuola italiana con l'innovazione della scuola finlandese.
Ebbene si, la Finlandia registra il primato nei test internazionali PISA (Programme for International Student Assessment) per la preparazione degli studenti. Pare che si tratti degli studenti più bravi del mondo e questo è dovuto senza dubbio all'attenzione che il Paese rivolge all'istruzione: 6% del Pil – Italia: solo 4% -, eccellente preparazione dei docenti, ottimale impiego delle risorse, programmi intelligenti e soprattutto differenziazione (liceo di tre anni, ma anche di quattro o di due, quattro materie alla Maturità o sette).
Gli studenti più preparati al mondo sembrano essere anche i più felici di andare a scuola: chiediamo a un bambino italiano se è felice di andare a scuola e vediamo quale risposta ci viene data.
In Finlandia il problema non si pone: tutti gli studenti di qualunque età vengono trattati con rispetto, godono di programmi individualizzati a seconda delle difficoltà che incontrano e sono quindi stimolati a non mollare, ad andare avanti. Lo studente finlandese non sa forse neanche cosa vuol dire ricevere dei rimproveri umilianti ad alta voce davanti ai propri compagni. Lo studente finlandese è continuamente attivo in classe: corsi di cucina, stretching durante la lezione, bricolage... tutte cose che a un tradizionale docente italiano possono sembrare inutili e perditempo.
I ragazzi hanno bisogno di questo, hanno bisogno di una didattica differente da quella prevista dal nostro sistema scolastico, una didattica nuova. Nelle nostre scuole se ne sentono di tutti i colori: punizioni, ricreazioni sospese per punire chissà quale comportamento errato. Senza dubbio bisogna anche educare gli studenti tra i banchi di scuola a sapersi comportare civilmente, ma non pensiamo forse che se un ragazzino diventa irrequieto in classe è perché ha un bisogno naturale di muoversi?
Non possiamo pretendere che uno studente stia immobile ad ascoltare con la massima attenzione una lezione tradizionale. Questo è il concetto espresso da Tero Tatterback (maestro finlandese) al quale dovremmo ispirarci per modificare la scuola italiana. A questo proposito in Finlandia ogni ora e mezza di lezione è prevista mezz'ora di pausa all'aria aperta, in Italia a volte non si fa neanche quell'unico quarto d'ora (a volte anche meno) previsto a metà mattinata.
Anche in Finlandia si riscontrano problemi disciplinari, ma la soluzione adottata è quella di parlare col ragazzo e capire il perché del suo comportamento, il tutto si conclude con una stretta di mano. Per i casi più gravi – rarissimi – si convoca la famiglia e si fanno fare allo studente lavori per il bene comune (imbiancare le pareti, pulire le aule).
Vogliamo parlare dell'attenzione rivolta alle lingue? In Italia il liceo linguistico prevede lo studio di due lingue straniere (a scelta tra francese, tedesco o spagnolo) oltre l'inglese; in Finlandia alla Meilahden ala-aste circa un terzo dei bambini di quarta comincia a studiare il cinese e a dieci anni i bambini parlano già anche l'inglese e lo svedese (seconda lingua nazionale). L'approccio con la lingua non è grammaticale; ci si accosta alla lingua attraverso la conversazione, la visione di dvd, lo studio delle ricette tipiche: il risultato è che il 63% degli studenti liceali e universitari finlandesi partecipa ogni anno a programmi di studio all'estero. Penso che dovremmo rifletterci un po' su!
Si registra un tasso di immigrazione più basso rispetto all'Italia (sotto il 2%), ma questo non vuol dire che si rivolge poca attenzione alla questione dell'inserimento scolastico: un anno di classe preparatoria dove si studia la lingua e poi un graduale inserimento nelle classi. Inoltre lo studente straniero ha diritto a due ore settimanali di insegnamento della sua lingua d'origine.
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